Autore Topic: Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers" - CONCLUSO  (Letto 5344 volte)

Caramon77

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Qui per i commenti, suggerimenti, consigli, etc...

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L'Agente Subatomico Spaziale Rock Rockers

Rock era spacciato. Appeso per una mano a un tubo del condizionatore con un gatto aggrappato al piede, il respiratore esaurito e quel topek pronto a scaricare il suo fucile destilizzatore su di lui. Sarebbe divenuto un debosciato privo di eleganza e l'Organizzazione non avrebbe sopportato una tale involuzione.

Non restava che una cosa da fare.

Fissò il topek con lo sguardo trentadue, notò immediatamente la reazione che desiderava : timore unito a un certo rispetto e riconoscimento. Una briciola di commozione e smarrimento. Contestualmente con velocissimi movimenti oculari fissò il gatto con lo sguardo quaranta. Ottenne, anche qui ciò che desiderava : simbiosi, eccitazione, desiderio di accoppiamento. Portando lo sguardo dal topek al gatto con una frequenza che Rock considerò essere doppia, rispetto a quella cinematografica, per far sì che nessuno dei due si accorgesse di avere solo metà dell'attenzione, riuscì a fermare l'uno e far muovere l'altro, verso una destinazione, più elevata, verso la soddisfazione del suo, testé istigato, istinto di piccolo e peloso maschio alfa.

Per fare ciò il gatto mollò la presa con due zampe. Era sufficiente. In quanto cintura nera, ottavo dan, con gran fronde di loto d'oro e lode baciata, di ogni arte marziale nota, sapeva come approfittare del momento. Si mosse con eleganza avendo cura di far volteggiare il pantalone rosa a zampa d'elefante, d'ordinanza, in modo opportuno e non sgradevole. Si mosse deciso, coordinato e veloce e il gatto venne prima lasciato fluttuare per un istante, poi sparato con un poderoso calcio arrotato in direzione del marrano. Rock valutò in settanta, ottanta chilometri orari la velocità del proiettile felino. Non troppo soddisfacente.

Pochi metri separavano il maledetto quadrupede dal suo obiettivo. L'orrenda bestia (Rock non ama i gatti) non poté far molto, andò mestamente ad impattare sull'unico occhio utile del topek (gli altri due, abitualmente, sono ciechi). Nonostante la botta il gatto (specie che non ama i topek) visse attimi di confusione mentale, diviso tra l'odio per il suo bersaglio e la simbiosi, eccitazione e desiderio di accoppiamento indotti dallo sguardo quaranta.

Decise di sottomettere il topek e sfogarsi. Rock balzò a terra e scomparve nel corridoio al suono delle orrende grida del topek. Una breve iniezione di un rilassante muscolare rapido per fermare il suo volto ancora vibrante a circa cinquanta cicli al secondo, una ricarica del respiratore, non necessario in questa base, ma pur sempre dotato di una gradevole essenza di Patchouli e fu nuovamente operativo.

Si infilò in un corridoio, alla disperata ricerca di uno specchio. Lo trovò. Tutto bene, divisa impeccabile e lui, bé... era sempre al top.

"Qui Rockers ad agente Ailaillauella" - sussurrò all'iComunicatoreSpazialedelFuturo.

Nulla... poi scariche. No. Scarico il comunicatore. Era acceso da un ora e un quarto, necessitava di una ricarica. Nessun problema. una base come questa è piena di punti di ricarica. Cacchio, sono standard non vanno bene per l'iComunicatoreSpazialedelFuturo. C'è una porta con scritto "deposito batterie di ogni genere". Niente da fare, non è previsto il cambio di batteria nell'iComunicatoreSpazialedelFuturo. Trovato! Laggiù al terzo livello... una fila di gente fuori da un negozio che aprirà tra sei ore, sicuramente lì dentro Rock avrebbe trovato un altro iComunicatoreSpazialedelFuturo.

Improvvisamente uno schianto. La porta del corridoio esplose. Rock provò un senso di disgusto, per la goffaggine della soluzione (facile usare l'esplosivo, che puzza, sporca e poi chi pulisce?) e per il fatto che la porta non l'aveva nemmeno chiusa. Ingoiò una pillola di Plasil, insieme ad un sorso di acqua naturale addizionata di Aloe e corse verso l'ascensore. Un fulmine rosa, lesto, quasi invisibile, niente da fare per i goffi topek che spararono i loro raggi destilizzanti contro il nulla.

Scese. Uscì dall'ascensore e si rimise a correre. La suola delle infradito d'ordinanza aderiva al pavimento, i metri venivano divorati e giunse in fondo alla fila. Tutto ok, il negozio era quello giusto. Doveva confondersi con questa gente. Erano in tanti, non avrebbe avuto problemi. Vide tende, fornelletti da campo, si capiva che erano lì da molto. Rock ricordò che era il giorno della distribuzione del nuovo iOrologioSpazialedelFuturo 5, certamente erano qui per questo. Brava gente.

Trovò una toilette. Si chiuse dentro. Il borsello d'ordinanza non poteva contenere un travestimento completo. Si limitò a girare la giacca double-face, i pantaloni double-face e gli occhiali da sole double-face. Ora il completo rosa era fucsia. Irriconoscibile. Eccellente.

Un colpo di trucco per darsi un aspetto stanco e fuori a fare la fila.

Ogni ora venivano i barellieri a portarne via un po'. Alle otto i commessi aprirono le porte e Rock vide gente piangere, emozionarsi e, soprattutto, spendere. Fantastico. I topek passarono più volte, ma lui era semplicemente un altra persona. Quando fu il suo turno comprò un altro iComunicatoreSpazialedelFuturo. Per attivarlo però necessitava di un iComputerSpazialedelFuturo. Lo comprò. Attivò. Buttò il computer ed uscì.

"Qui Rockers ad agente Ailaillauella" - sussurrò all'iComunicatoreSpazialedelFuturo appena preso.

"Qui Ailaillauella, tutto ok?" - rispose una voce acuta.

Rockers non fece in tempo a rispondere. Una luce giallognola, un odore nauseante e si trovò in un incubo... era ammanettato, ma soprattutto indossava una camicia di flanella a scacchi, dei pantaloni a coste, calzini bianchi e sandali. Fu troppo.
« Ultima modifica: Luglio 13, 2015, 11:06:36 da Caramon77 »
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


Al mondo ci sono solo 10 tipi di persone: quelli che capiscono il codice binario e quelli che non lo capiscono.

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Re:Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers"
« Risposta #1 il: Luglio 02, 2015, 16:19:21 »
'Come avranno fatto a scoprirmi?', pensava Rockers... 'Come avranno fatto?'...

Poi ricordò gli insegnamenti del suo maestro Tomiz Lobo : "Se non sai una cosa e vuoi saperla, chiedila!".

Eseguì due volte la respirazione tantrica per sopportare la sua attuale condizione di disagio estetico, i topek risero di lui... tutti meno uno che aveva il volto orrendamente sfregiato e l'occhio centrale lacrimante.

Proprio lo sfregiato si rivolse a lui sprezzante : "Tu molto elegante ora, tu paga per tuoi peccati e intanto che paga soffre perché noi non fa lavare più".

La prospettiva di rimanere imprigionato in un abbigliamento del genere, in un luogo del genere e in condizioni igieniche precarie non scompose Rock che era in un profondo stato di rilassamento grazie agli esercizi di respirazione tantrica.

Con sguardo fermo disse : "Come mi avete scoperto?"

"Tu detto a tuo telefono 'qui Rockers' noi ascoltato e preso. Tu stupido, anche gatti sanno che ci vuole un nome finto per agenti".

"Si, ma..." - e qui Rockers sfoggiò il sorrisetto irritante numero tredici - "il mio vero nome di battesimo non è Rock!"

"Non ci frega" - rispose -  "tu noto a tutti con quel nome e comunque cognome è giusto. Tu stupido".

Così dicendo lo trascinarono verso il settore detentivo. Il topek sfregiato ora rideva mentre aprivano la porta blindata, attraversavano il ponte sul fiume di lava, addormentavano i due draghi a tre teste di guardia oltre il ponte, pagavano gli ausiliari del traffico zombie, spegnevano i raggi laser che sembran fulmini, lanciavano birre ai bikers feroci del primo anello di guardia e, infine sbattevano Rock in una cella cubica di vetro anti-qualunque-cosa.

Seduto sulla panca di vetro Rockers meditò a lungo cercando di capire dove avesse sbagliato. Perché Schifa lo aveva lasciato? Forse averle bruciato il cavallo quella volta che, con la benzina, voleva debellare le pulci, l'ha rattristata troppo? Forse averla sedata per tatuarle sulla schiena 'Che+Schifa' (Che era il vero nome di battesimo di Rockers) non aveva incontrato il suo gusto?

Non riuscendo a capirlo decise di passare all'azione. Tutti gli agenti avevano un impianto sottocutaneo contenente ago e filo, per le emergenze più serie. Si strappò, quindi, un lembo di pelle dell'interno coscia e prese il necessario per riconfigurare il suo abbigliamento. L'ago, dotato di una estremità tagliente, riuscì a ritagliare i quadri della camicia che vennero poi ricuciti creando un motivo a righe. Non il massimo, ma meglio di prima. Avanzarono alcuni riquadri con cui Rockers chiuse i sandali ricavandone scarpe passabili. Ora che era un po' più a suo agio poteva fuggire da lì.

Con l'unghia bionica incise il vetro ed uscì. I biker feroci e leggermente ubriachi smisero di correre sulle loro moto sul primo anello e si fermarono osservando Rockers con sguardi truci. Qualcuno masticava, qualcuno sputava. L'attesa fu lunga, al punto che un paio di loro si ustionarono la bocca con la sigaretta, ma senza muovere un singolo muscolo facciale. Rock sapeva come trattare quei tizi.

"Anarchia e birra per tutti!" - urlò, indicando l'uscita protetta dai raggi laser che sembran fulmini.

Un boato di grida di approvazione fu seguito dal rombo dei motori. Tutti si lanciarono verso l'uscita e tutti vennero colpiti dai raggi che però vennero anche deviati dalla montagna di ferro cromato che si era accumulata. Rockers, prelevati due specchietti, deviò gli ultimi laser e passò oltre, non prima di aver prelevato indumenti molto maschi ed averli indossati.

Si presentò agli ausiliari del traffico zombie in perfetta tenuta da motociclista ribelle : pelle, pelle e stivali a punta. Aveva provveduto a raccogliere bulloni e rondelle persi dai vari custom (prima che venissero colpiti dai laser) e li tenne pronti in mano.

"Quelli sono tutti in sosta vietata!" - urlò agli ausiliari.

Questi lamentandosi e sbavando si trascinarono con i loro blocchetti gialli verso le moto distrutte. Appena furono vicini alla massa di rottami Rockers colpì quel punto, lì a destra, sotto la Sportster, di fianco alla Dyna, che reggeva tutto. Lo colpì con una mitragliata di bulloni e rondelle lanciati con la tecnica del cricco con la sua unghia bionica. La montagna crollò sugli zombie, il delicato gioco di cromature e specchi venne meno, i raggi laser che sembran fulmini tagliarono ogni cosa ed ogni essere non morto a metà, incendiando il cumulo.

Fin qui tutto facile. Ora veniva il bello: i draghi.

Aveva posizionato una delle moto in modo che non subisse troppi danni. Ed era ora di recuperarla. In un attimo Rockers era in sella ad una Road King Classic. Avviò il motore. Godette del rombo cupo e ignorante. Improvvisamente la divisa rosa d'ordinanza gli parve meno appetibile. Sentì il forte desiderio di bere, ruttare, viaggiare e sfidare la legge. Grazie al perfetto controllo su peli e capelli, abitualmente utilizzato per essere sempre glabro e liscio, si fece crescere una folta barba ed assunse un aspetto generalmente irsuto. Non si accontentò. Divenne mostruosamente irsuto. E partì a tutto gas.

I draghi erano svegli e desiderosi di incenerire qualcuno. Alla vista di una Road King pilotata da un orso tentennarono un poco. Rockers passò sotto di loro e si lanciò sul ponte. Alla giusta distanza alzò il dito medio e i draghi reagirono con sei getti di fiamme verso la moto. Che si incendiò e sfondò la porta blindata con i suoi quattrocento chili di massa. Rockers era avvolto in una palla di peli roventi che fece cadere a terra all'istante.

Lui e la moto erano dall'altra parte. La Road King aveva qualche graffio, qualche bruciatura, ma niente di grave. Decise che era la sua moto. Decise che doveva darle un nome. Il suo nome era Mamma.

Rock e Mamma erano in ballo e ora si faceva sul serio.



Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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Re:Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers"
« Risposta #2 il: Luglio 06, 2015, 12:12:25 »
Il grande maestro Tomiz Lobo aveva molti saggi consigli e quello che più si adattava al momento era : 'Il bello non è partecipare, ma vincere. Se il gioco è troppo duro, cambia gioco'.

La situazione scottava, come la moto, e la missione non procedeva, era ora di cambiare. Non sapeva come contattare Ailaillauella, perché l'iComunicatoreSpazialedelFuturo gli era stato sequestrato e tornare al negozio non era una buona idea. Inoltre non aveva stabilito alcun nome in codice quindi avrebbe dovuto presentarsi col suo nome, quando avesse chiamato Ailaillauella. Non avrebbe sbagliato nuovamente. 'Mai bollire due volte lo stesso pesce', diceva Lobo.

Guidò lungo la statale. Diede fuoco a due camper, si nutrì di insetti (il parabrezza di Mamma era rotto), incontrò qualche pattuglia topek, ma abitualmente stavano perquisendo montanari con camicie di flanella. Nelle celle non c'erano telecamere, la recente normativa inerente la privacy dei detenuti proibiva di controllarli. Non sapevano che Rock era cambiato, inoltre il suo volto era ricoperto di moscerini, zanzare e pusticizze, un simpatico insetto locale pungente, urticante, velenoso e affetto da problemi di bipolarismo: saltuariamente si credeva un coccordillo.

Vide che in un paio di casi i topek costringevano i montanari in flanella a indossare abiti rosa, roba trovata lì per lì. Quel barbuto, panzuto, ubriaco, stava piuttosto bene, in rosa, ma le scarpe non si potevano vedere. Gente priva di stile. Comunque stava facendo vacillare Rockers che sentiva una minima attrazione per l'abito dell'elegante montanaro. Decise di punirsi frenando coi piedi nudi e recuperò convinzione.

Dopo ore di statale la sua faccia era un cimitero di mosche ed il suo fondoschiena vibrava da ore. Immaginò il benefico effetto rassodante. Ginocchia e polpacci erano sottoposti ad ustioni di terzo grado, non sentiva più le gambe ed aveva finito le lacrime da una cinquantina di chilometri, quindi gli occhi erano a secco. Tutto regolare, però la moto era a secco anch'essa. Si fermò in autogrill. Gli servivano soldi. Si sentiva violento e anarchico. Gli venne in mente Lorenzo Lamas, ma cattivo, senza folta chioma, egoista e... insomma niente a che vedere con Lorenzo Lamas. Vide un tizio, probabilmente un impiegato delle poste, brutto, piccolo, pelato, stava facendo benzina ad una noiosa auto da impiegato delle poste: una berlina media, bianca, minimale. Si avvicinò con la moto, scese, aprì il tappo, si piazzò di fronte al tizio, lo guardò trucemente.

L'impiegato delle poste era naturalmente abituato ad affrontare sguardi feroci e incassare i peggiori insulti e le più barbare minacce, tutto ciò fa parte della sua quotidianità. In sostanza Rock capì che l'impiegato delle poste è un osso durissimo.

"Desidera?"
"Benzina" - rispose Rock.
"Attenda un momento" - sentenziò l'impiegato che da quel momento ignorò Rockers, finì di riempire il serbatoio, telefonò alla madre, si intrattenne in altre attività completamente scollegate all'urgenza del momento, poi, con calma, pagò e se ne andò.

Rock ora aveva la moto piena. Infatti, silenzioso come un opossum, aveva piantato due pusticizze nel tubo della pompa. Dai fori erano uscite un paio di decine di litri di benzina, pagata dall'impiegato. Grazie ad un panno assorbente tirò su da terra tutta la benzina in un colpo solo e la spremette nel serbatoio. Ricordò il disastro ambientale,  l'anno prima, quando un intero scatolone di panni assorbenti cadde in un lago asciugandolo completamente. Tutti i pesci erano morti prima che arrivasse qualcuno a strizzare.

Le cose andavano benone. Schiaffeggiò un passante, perché gli pareva giusto farlo, e lanciò Mamma sulla statale, verso nuove avventure.

Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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Re:Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers"
« Risposta #3 il: Luglio 07, 2015, 17:25:50 »
Mentre guidava si concentrò sul suo scopo: recuperare i piani di dominio dell'Universo che i topek conservano in un quadernone, chiuso dentro una scatola da stivali in pelle di cobra, nella cassetta di sicurezza della più importante banca del pianeta. Sapeva già che il piano consisteva in un format televisivo in grado di rimbecillire gli spettatori più di ogni altro nella storia. La palma d'oro in tal senso era ancora detenuta da una coppia italiana che fece programmi televisivi su reti private a partire dagli anni novanta del ventesimo secolo, una prima versione di un piano di dominio del mondo, che ebbe quasi successo, tra l'altro. Sapeva che, a grandi linee, il piano originario prevedeva l'esposizione di un demente su un trono finto, in guisa di rimbecillitore delle donne, ed un piccolo stormo di oche dall'aspetto conturbante che dovevano contendersi il demente, come se averlo valesse il minimo sforzo. Le oche avevano la capacità di annientare l'intelletto degli uomini posizionati davanti alla tv. Il genio consisteva nel fatto che i protagonisti visibili del piano erano così idioti da non capirlo loro stessi.

Ora doveva violare la sicurezza della banca e conoscere i dettagli del nuovo piano (più dementi? O dementi più dementi? Più oche?).

Aveva già provato a passare dalle fogne, a fingere di essere un pompiere intervenuto per un incendio, ad addestrare un petauro che si sarebbe dovuto intrufolare e far scattare ripetutamente l'allarme di notte (invece si era infilato nel distributore di snack ed era stato trovato morto, perché si scoprì che era diabetico), a depositare lui stesso i gioielli di famiglia per lasciare nella cassetta un iRagnoRobotdelfuturo da spionaggio (e ci riuscì, ma la batteria lo abbandonò quasi subito), ad arruolare un'anziana signora dall'aspetto innocuo e un po' svanito (la signora, una volta arruolata ed addestrata, non giudicò consona la missione, ora fa la mercenaria in Angola) ed a insinuarsi all'interno del locale condizionatori... l'ultimo dei tentativi.

Ora aveva un idea diversa: avrebbe rapito il topek che si era occupato di progettare, in collaborazione con gli umani, il sistema di sicurezza della banca. Lo avrebbe convinto, con le buone o con le cattive, a rivelargli i punti deboli del sistema. E li avrebbe sfruttati.

Quel tizio stava in una città oramai vicina. Un'ora dopo vide il cartello: 'Smog, 12 miglia'. Da quel punto procedette nella nebbia, nel fumo, nel particolato. Gli abitanti di Smog consideravano gli stranieri dei deboli viziati. Gli stranieri consideravano gli Smogghesi dei pazzi che vivevano in una nube tossica, calpestavano pozze tossiche e mangiavano cibo tossico. A loro, però, piaceva così.

Alla prima curva, in città, Rock schiantò Mamma contro un chiosco di qualcosa (non riusciva a vedere cosa). Il tizio del chiosco non capì cosa avesse fatto  quel macello e nessuno dei passanti si accorse di nulla, perché nessuno aveva visto niente, a causa della nebbia fittissima. Rock parcheggiò Mamma, ancora tutta intera, pensò di legarla con una catena, ma questo scrupolo gli venne quando aveva già percorso alcuni metri a piedi e, girandosi, non vide più il punto in cui aveva parcheggiato. Proseguì seguendo la linea in terra che diceva 'Centro'. Si scontrò con numerosi umani e topek, tutti con una gran brutta tosse ed arrivò, infine, sopra un cerchio rosso all'interno del quale c'era scritto 'Centro'. Intorno a lui doveva esserci qualcosa, palazzi, persone, ma non vedeva nulla, veniva solo urtato occasonalmente. Sapeva, però, che era questione di tempo. Guardò l'iOrologioSpazialedelFuturo. Era scarico. Pazienza, attese. La sirena suonò. Gli enormi ventilatori iniziarono a soffiare e la nube tossica si diradò. Aveva due ore. Riconobbe il palazzo dell'Associazione Elementi Cancerosi, una multinazionale impegnata nelle estrazioni e nel campo dei fast food, la sede delle onoranze funebri più potenti della città (una vera istituzione), l'ingresso del Parco della Salute, una distesa di terra battuta, al centro della quale si poteva ammirare un bel laghetto marrone con pesci a due teste ed anatre tossicodipendenti dedite al saccheggio ed allo stupro di volpini e Chihuahua e una serie di caseggiati, grigi e marroni. Rock si rivolse ad un passante : "Scusi, le posso chiedere un indicazione?"

Attese che il passante smettesse di tossire, imprecare e vomitare.

"Lei è pazzo, non si parla all'esterno, comunicare aumenta il volume di aria inspirata!"
"Si, ma può anche solo indicarmi la strada..." - rispose Rock
"Lei è pazzo, muovendo il braccio aumento il fabbisogno di ossigeno e quindi la respirazione!"
"Sì, ma allora mi faccia solo un cenno con la testa..." - ribattè Rockers che stava perdendo la pazienza...
"Lei è pazzo muovendo il volto su è giù spingo aria nel naso e..." - non finì la frase.

Rock, un minuto dopo, ammirava il passante arrotolato ad un palo, privato di alcuni denti, privato dei vestiti (non sapeva bene perché l'istinto lo avesse spinto a ciò) e, soprattutto, privato dell'iniziale scontrosità. Catene, legacci e bavagli avevano un che di estetico.

"Ricominciamo..." - iniziò.

E pose nuovamente la domanda. Il tizio, immobilizzato, reso muto e sordo, insisteva nel non voler collaborare.

'Sono tosti questi...' pensò Rockers 'quasi come l'impiegato delle poste...'

Tentò lo sguardo ottanta, autorità ed oppressione, il ventidue, cameratismo, il novantanove, follia omicida... niente. Il tizio si agitava, mugolava, ma non indicava, né spiegava. Doveva passare alle maniere forti, e doveva farlo alla svelta, poiché gli altri abitanti, pur abituati a scene simili, la città era infatti nota per la grande tolleranza verso le espressioni di reciproca rivalità, cominciavano ad esserne infastiditi.

Rockers fissò l'uomo ed aumentò la risoluzione dei suoi occhi bionici per interpretare un riflesso sull'iride della sua vittima... quest'uomo aveva preso la metropolitana e si poteva notare ancora una traccia della mappa che andava consultata per scegliere la linea. Ecco la soluzione. Catturò un altro petauro che si nascondeva dietro ai primi alberi del parco e lo addestrò a liberare l'uomo dopo un certo lasso di tempo. Non era sicuro che l'animale avrebbe eseguito, i petauri sono noti per la loro tendenza alla violenza, non per nulla sono in cima alla scala alimentare. Si diresse verso la metropolitana calcolando, rapidamente, che avrebbe potuto godere di un altra ora abbondante di visibilità. Scese le scale, trovò la mappa e trovò anche la posizione di  via del Colpo Secco, dietro il quartiere Malapanza. Non aveva denaro... doveva rubarlo. Sulla banchina solo impiegati delle poste... obiettivi impossibili. Poi ecco la soluzione: una simpatica vecchina... Rock non ebbe tentennamenti, la missione era importante, si avviò a compiere lo scippo perfetto.

In un attimo si trovò a terra con un braccio slogato, una decina di ematomi, la mente confusa ed un AK47 puntato sull'inguine...

"Rock... sei tu?"
"Agnese..." - mugolò Rockers, riconoscendo quella che doveva essere una delle soluzioni per la sua missione - "non eri in Angola a torturare dissidenti?" - e sputò sangue in un angolo.
"Si, Rock, anzi non ti ringrazierò mai abbastanza per il fantastico lavoro che mi hai procurato, ma oggi era il giorno della pensione..." - così dicendo abbassò l'arma, la smontò in un attimo e la nascose nella borsa. Rock ricordò che quando, durante l'addestramento, la vide montare un AK47 in tre secondi netti, e se ne stupì, lei giustificò la cosa dicendo 'Mi sono allenata a lungo, con la fantasia, per far fuori quel bastardo di mio marito'.

Lo aiutò ad alzarsi, si fece spiegare perché fosse impegnato a borseggiare le vecchie, consegnò qualche spicciolo a Rock, si allontanò eseguendo un perfetto passo del giaguaro sul soffitto. A Rock non piaceva mai quando Agnese ruotava la testa di cent'ottanta gradi per guardare in basso mentre strisciava sul soffitto a pancia in su, ma lei spiegò che era in grado di farlo perché 'Si era allenata a lungo, con la fantasia, per far fuori quel bastardo...'

Non gli piaceva nemmeno quando i suoi occhi diventavano rossi e luminosi e ti trasmetteva dei pensieri direttamente nella testa : 'Attento Rock, il mondo è pieno di gente strana!'.

Comunque tutto procedeva al meglio. Ora Rock doveva solo sopportare un quarto d'ora in una vettura di metropolitana piena di ferocissimi impiegati delle poste, trovare il progettista, convincerlo e chiudere la faccenda. Nulla di più facile.
« Ultima modifica: Luglio 07, 2015, 17:54:32 da Caramon77 »
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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Re:Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers"
« Risposta #4 il: Luglio 10, 2015, 18:02:10 »
Aveva ancora un po' di tempo. Solo cinque minuti in metrò ed era già fuori. La strada era molto vicina, il palazzo silenzioso, la porta principale aperta, tutto facile. Arrivò al piano su un ascensore dalle pareti ricoperte con perline di plastica, camminò sul pavimento in linoleum, non guardò fuori, poiché non c'erano finestre. Era un momento delicato. Di fronte a sé la porta dell'appartamento. Sul campanello vedeva scritto il cognome del topek che cercava : Szihzs. Ascoltò, appoggiando l'orecchio alla porta. La sua vittima non era in casa.

Sapeva che i palazzi, a Smog, non avevano finestre, i sistemi di aerazione potevano essere una soluzione, ma in questo caso le tubazioni erano anguste. La soluzione gli si presentò istantaneamente: agli angoli del corridoio due grandi piante di Aloe dalle foglie grasse. Non arrivava nessuno, era orario di lavoro. Strappò quante più foglie possibili e con poderosi pugni le schiacciò nel sottovaso ottenendo una poltiglia dalla consistenza del gel. Si spogliò completamente e si cosparse di quella sostanza. Si infilò nello stretto passaggio dell'areazione e riuscì a strisciare qualche metro spingendosi con le dita dei piedi che, grazie al cielo, aveva appositamente allenato. Da scalzo, infatti, poteva muoversi in punta di piedi tenendo ferme ed unite le caviglie. Aveva una medaglia a testimoniare ciò. Giunto ad una curva buona parte dell'effetto lubrificante era esaurito, poiché il condotto era molto polveroso. Rock, però, aveva previsto tutto.

Aveva ingerito una grande quantità di Aloe e la rigurgitò davanti a sé, in modo da proseguire. Ancora qualche metro... una griglia... le braccia erano indietro, ma grazie all'allenamento speciale alle sopracciglia riuscì, con esse, a piegare la grata a sufficienza per infilare la testa. Era nel bagno dell'appartamento. Le dita dei piedi slittarono, la grata era ben salda. Piantò le unghie e spinse. Spinse ancora più forte. Ebbe un problema legato alla fagiolata che aveva consumato, ma alla fine la grata cedette e lui cadde nella stanza.

Era nudo, unto, impolverato e sporco anche in altro modo. Non era a suo agio. Il bagno pareva pulito, per essere quello di un topek. Molto pulito e dotato di numerosi comfort. Si fece una doccia e, pur non amando usare gli accappatoi altrui, ne trovò uno lilla, irresistibile e lo indossò. Uscì con cautela dal bagno. Era sicuro che non ci fosse nessuno poiché aveva utilizzato una delle tecniche più efficaci per appurarsene: aveva cantato tutti i grandi successi dei Cugini di Campagna sotto la doccia.

Al di là della porta si trovò in un bel salotto. Questo topek aveva gusto. Due statue di uomini di colore, nudi, erano posizionate ai lati del divano in microfibra rossa con bordi dorati. Un acquario colorato, nel quale nuotavano pesci gatto, donava riflessi e pace all'ambiente, eccetto quando una scarica elettrica tormentava i pesci gatto (che non erano amati dai topek, i quali spesso indugiavano nel sadismo). Una bassa credenza in noce ed un tavolo circolare completavano un arredamento classico ed elegante, disturbato solo dal grosso televisore un po' impolverato.

Si sedette ed attese.

Alle diciannove circa una chiave girò nella serratura. Rock, senza fretta, si posizionò di fianco alla credenza, sulla parete a destra della porta, in modo da essere nascosto dall'apertura della stessa. Tomiz Lobo aveva insegnato, ai suoi allievi che "anche se rubi a casa del sordo non devi fare rumore". Rock era immobile e confidava nella scarsa vista degli occhi laterali dei topek.

Uoshis Szihzs entrò e chiuse la porta. Si tolse la giacca, appoggiò la valigetta. Andò in bagno, fece la doccia, cenò, guardò "C'era una volta in America". Rock era stupefatto dalle sue capacità mimetiche e poi il film era un classico. Quando la rigidità, permessa dal suo speciale addestramento, venne meno, lo fece in modo improvviso. Rock rovinò a terra con un tonfo ed un gemito. Szihzs continuò a mangiare gusci di ananas e guardare la tv.

Stupefatto Rock strisciò vicino al divano. Alzò un braccio. Poi il busto. Si sedette di fianco a Szihzs. Prese due pezzi di guscio di ananas, ma non li mangiò. Cambiò canale... niente... la cosa cominciava a non dargli gusto.

Si posizionò di fronte al topek, che indossava un elegante pigiama verdino e pantofole con i pompon. Finalmente una reazione.

"Guarda, guarda. Chi tu è? Nuovo gioco mandato da Malloy, vero? Bene, ora noi giocare..."
"No un attimo, io sono qui per estorcerle informazioni, con la forza e la tortura, se necessario!"

Il topek si era tolto le cuffie - 'ma allora non era sordo...' - e rispose prontamente : "Tortura bene, io lega me e tu fai cattivo, se fai bene io dice a Malloy che sei stato bravo..."

Il topek si avvicinava. Ed era grosso. E la situazione strana. Rock non era certo di aver scelto la strategia migliore...
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


Al mondo ci sono solo 10 tipi di persone: quelli che capiscono il codice binario e quelli che non lo capiscono.

Caramon77

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Re:Racconto a puntate : "L'agente spaziale subatomico Rock Rockers"
« Risposta #5 il: Luglio 13, 2015, 11:06:06 »
Tende che si chiudono. Musica a coprire. Intervallo.

Rock era riuscito nel suo intento. Il come non è importante, dopotutto un agente deve essere pronto a qualunque sacrificio per portare a termine la missione assegnata. Ufficialmente poteva direi di aver torturato un avversario, il fatto che costui fosse condiscendente poteva risultare un dettaglio superfluo. Come l'inversione di ruoli e il costume da gatto che Rock aveva dovuto indossare e tante altre piccolezze.

Comunque il topek gli aveva confidato i segreti del sistema di allarme. Senza correre troppo (fare il proprio dovere può essere doloroso) raggiunse una filiale della banca e si avvicinò alla telecamera del sistema di sicurezza. La procedura per ottenere l'accesso al caveau era particolare e non poteva essere altrimenti.

Rockers si spogliò e apparve davanti all'occhio elettronico in perizoma di sottile pelo zebrato. La parte superiore del corpo era "coperta" da una maglietta che arrivava all'ombelico con scritto "Italians do it better". Le infradito con la zeppa erano un aggiunta gradita. Unendo le labbra e simulando un bacio alla telecamera ottenne l'effetto sperato: il sistema riconobbe la combinazione e fornì una tessera di accesso illimitato.

Rock pensò che fosse meglio rivestirsi. Venne ignorato dai cassieri e scese al piano inferiore, dove un umano di guardia gli rivolse alcune domande. A Rock parve che fosse agitato.

"Nome e cognome?"
"Manolo Lopez"
"Un documento prego..."

Cacchio... per quanto ti prepari, per quanto ti sacrifichi il destino beffardo ne sa sempre una più di te. Chi poteva immaginare che per accedere al caveau di una delle principali banche del pianeta ci volesse un documento?

"L'ho dimenticato alla Spa" - disse, adottando lo sguardo quindici, ovvero noia, superiorità di classe, un filo di disprezzo. Nel pronunciare 'Spa' inoltre, fece in modo di esalare un fiato opportunamente aromatizzato, grazie agli impianti bionici nelle sue guance, con odori di cloro, caviale, champagne e balsamo al patchouli.

Il sorvegliante subì l'influsso del letale attacco psichico, ma quando tornò a guardare il computer questo insisteva...

"Mi spiace, ma senza un documento non ho la possibilità di farla accedere" - stava sudando...
"Ma io ho questo" - disse Rock, mostrando la tessera dorata.
"Ah... non so se è sufficiente" - l'addetto prese la tessera e la inserì nel computer. Sugli schermi di tutta la banca apparve una foto di Rockers in tenuta 'speciale', perizoma, maglietta e infradito con la zeppa, ma Rockers non poteva saperlo.
"Molto bene" - disse la guardia - "attenda un momento..."

Sparì dietro una porta secondaria. Riapparve con altri quattro tizi, due umani e due topek. Rock era stato tradito. I guardiani puntavano due fucili destilizzatori e tre pistole (vere) contro di lui. Agì prima che potessero parlare. Si lasciò cadere a terra mentre lanciava in alto una delle sue armi preferite. Una strobosfera fluttuante robotica che lanciò sputacchi di gel colorato cangiante sulle alogene che divennero luci stroboscopiche, e nano diffusori acustici che iniziarono a diffondere le prime note di un noto successo degli Earth, Wind and Fire. Una combinazione letale. Un attimo prima i due topek premettero i grilletti dei fucili destilizzatori che colpirono la sfera mentre si stava elevando. I flussi, mutati dalla sfera e riflessi ovunque, donarono a tutti un perfetto stile terrestre 'anni settanta' con pantaloni a zampa, camicie fantasia, capelli lunghi e occhiali specchiati, oppure completi bianchi o dorati, oppure tenute da nativo americano e altro. Pur attaccandosi disperatamente al loro dovere le guardie furono costrette a ballare e spassarsela, ma una di esse  riuscì a premere il pulsante d'allarme.

Ne scesero altri. Rock sparò nuovamente alla sfera con il fucile destilizzatore. Ne vennero ancora ed ancora e Rockers fu sempre pronto. La sala d'aspetto del caveau divenne una discoteca affollata. Rock approfittò della confusione per rubare le chiavi alla prima guardia ed entrare nell'area protetta.

Dietro di lui musica ad alto volume, di fronte a lui una sola cassetta che attivò col codice che il suo collega dei servizi segreti era riuscito a rubare (con sommo sacrificio, infatti ora era prigioniero sul pianeta Vegan dove veniva torturato ad ogni pasto). La cassetta attivò la ricomposizione del contenuto, che era stato scomposto e digitalizzato, e consegnò a Rock un quadernone.

Eccolo qui. Il malvagio piano per la conquista del mondo.

Lo lesse brevemente... mostruoso... avrebbero clonato i protagonisti dei vecchi programmi idiotizzanti, ma grazie ad innesti robotici li avrebbero resi più stupidi, più artificiali e, soprattutto, immortali! Conteneva istruzioni precise per realizzare questo progetto. L'umanità si sarebbe ridotta a larve prive di volontà che avrebbero accettato tutto, schiavi senza intelletto alla mercé dei topek e di alcuni uomini privi di scrupoli.

Il piano andava distrutto... Rock aveva un idea. Provò codici a caso. Tutta robaccia : gioielli, documenti, azioni, denaro... poi finalmente ciò che cercava : un sacchetto di dimensioni interessanti, sigillato, ma morbido e frusciante. Il suo biglietto per la salvezza. Aprì il sacchetto e vi trovò quanto necessario per produrre, con i fogli del quadernone, decine di spinelli.

Gli ospiti della festa, là fuori, li gradirono, e il piano per la conquista del mondo dei topek andò in fumo, tra brillantini e bassi potenti.

Prima di dileguarsi e considerare conclusa la missione, Rock Rockers, agente spaziale subatomico, si concesse qualche ora di spasso, dopotutto se lo meritava. Un altro successo da appuntare al medagliere del più coraggioso, atletico ed elegante agente segreto della storia.

FINE
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


Al mondo ci sono solo 10 tipi di persone: quelli che capiscono il codice binario e quelli che non lo capiscono.