Da alcuni mesi sono tornato per caso a Fauré, uno dei musicisti che ho più amato da adolescente (ehm... so di non essere stato un adolescente molto normale, mentre i miei amici ascoltavano Vasco Rossi io ascoltavo Schumann e Mahler...).
Un pomeriggio, mentre andavo a prendere mio figlio a scuola, passeggiando sul lungofiume con gli auricolari nelle orecchie (mi muovo un po' prima per godermi un po' di musica) sono stato investito da un'aria primaverile, guardando verso gli alberi mi è sembrato che le foglie smosse dal vento danzassero sulle note della Pavana di Fauré e da allora non smetto di ascoltarla, in tutte le versioni che riesco a trovare.
Si tratta di un'opera in forma di danza aristocratica del XVI sec., ma rivista in un clima francese del XIX sec.
Come anche nel Requiem (composto negli stessi anni, infatti è l'op. 48) l'autore riesce a infondere nella sua musica al tempo stesso un senso di malinconia e di leggerezza.
La versione per coro non a caso aggiunge un ulteriore senso alla musica: il testo parla di liberazione dall'oppressione degli amori infelici, un addio al tempo stesso malinconico e liberatorio da uomini e donne che "si amano e si odiano".
Ecco il link alla versione orchestrale:
Fauré: Pavane, Op. 50 - Sir Thomas Beecham e la successiva versione corale:
Academy of St. Martin-in-the-Fields Pavane, for Orchestra and Chorus adlib in F sharp minor, OP 50