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Senza Nord - Racconto breve
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Caramon77:
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Questo raccondo è scritto di getto. Senza correzioni, senza ripensamenti, un flash.
SENZA NORD
Osservo il paesaggio e non noto differenze, nessun indizio che mi permetta di capire dove sono, dove vado. Alberi grigi, nebbia grigia, fango.
Solo questo, da ore, e il freddo. Sono nudo, non so perché. Sono ferito, non so perché. Sto morendo.
La testa pulsa come fosse piena, ma è vuota. Nome, vita, cause, zero assoluto, solo domande, dolore, freddo.
Solo questo, da ore, e la fame.
So di essere intelligente, perché non mi sono arreso al panico ed ho osservato. Forse pare poco, ma quel poco, applicato al poco che mi circonda, diventa tutto ciò che ho.
Cammino. Al momento non perché abbia una meta, ma perché sono nudo al freddo, non posso fermarmi. Gli alberi sono tutti spogli, non una sola foglia, non un alito di vita, non c'è alcun segno di speranza, ma basta non pensare.
Camminare, pensare, solo questo da ore. E la pazzia.
No, pazzia no, terrò duro, continuerò ad osservare e camminare. Sono nudo, ma sono poco muscoloso, non ho calli, le mie mani sono curate, non sono abbronzato, certamente svolgo un lavoro di concetto. La mia vista, pur nella nebbia, pare acuta. Il mio animo è saldo. sono in un luogo sperduto, ho certamente avuto un incidente. Sono certo di essere un pilota, forse di qualche piccolo aereo che, una volta caduto, in questa nebbia si perde per sempre.
Devo essere uscito dai rottami in uno stato di incoscienza, devo aver camminato senza rendermente conto. Devo essere nudo perché i vestiti si sono intrisi di acqua e mi stavano congelando. Poi mi sono svegliato, appena lo stordimento dovuto al colpo il testa è passato. Svegliato da un sonno vigile.
Penso, cammino, ansimo, tremo. Solo questo, da ore... e la sete.
Il maledetto Sole non si vede, ma non è notte. C'è una luce argentea ovunque, fioca, fredda. Ho male ai piedi, non ho scarpe, il suolo è acquitrinoso, ma anche denso di radici, sassi, schegge di dolore. Rimarrò razionale e saldo. Camminare. Pensare. Sono di certo un pilota. Sono certamente partito da un aeroporto con un piano di volo, non vedendomi arrivare mi cercheranno. Devo solo restare vivo. Trovare qualcosa con cui coprirmi e nutrirmi e devo accendere un fuoco, cercare il modo di sterilizzare l'acqua, magari anche costruire un'arma rudimentale.
Che male. A volte vorrei piangere, sono solo, affamato, nudo, infreddolito, solo, assetato, dolorante, perso, solo. Non un'animale, non un insetto. Il Sole, maledetto, dov'è?
Forse... laggiù mi pare che il chiarore sia più intenso. Forse è il Sole, che sta sorgendo! Forse per questo è freddo, forse... tra un paio d'ore la nebbia se ne andrà ed io capirò! Cammino, veloce, ansimo, soffro, ma spero. Solo questo, da ore. E la pazzia.
No, ancora no, il chiarore non si è alzato, ma so di non aver concezione del tempo, devo aggrapparmi alla mia razionalità e continuare. E' certamente il Sole, osserviamo le piante. Cerchiamo... no, io cerco il muschio, per capire la direzione, ma non c'è. Proseguo, sono saldo nella mia volontà , tremo, ma proseguo noi non ci arrendiamo. Io non mi arrendo e non cedo, ho male ai piedi, ho male ai muscoli delle gambe, da quanto tempo cammino? Non riesco a trattenere le lacrime, sono perduto, cammino, inciampo, mi rialzo subito, mai esitare.
Ancora avanti. Il bagliore si è alzato? No, non direi. Forse sono ad una latitudine polare. Ecco perché il freddo. Certamente sono un pilota, ho volato sul polo, magari vengo da una base, forse quella è la luce di una base e forse è la mia salvezza! Non si alza perché è il Sole al nord e perché è la luce della base che... no... una delle due cose, dobbiamo... devo... devo scegliere una speranza, il Sole, la base.
Cado. Vomito. Piango un minuto, o dieci, penso a mia madre, ho una paura fottuta, vi prego... aiuto... non ce la faccio...
No, in piedi! Alziamoci, continuerò a camminare, sono forte, sono un soldato. No sono un pilota, sono precipitato, forse... forse ho ucciso qualcuno? Forse è stata colpa mia? Camminare... ancora. Su questo umido e doloroso suolo nemico, i piedi sono tagliati, doloranti, gonfi. Credo di avere un'espressione ridicola, credo di avere la bocca aperta da ore, sento la gola secca e gelida, mi fanno male gli occhi, mi sento morire.
La luce... ora è circolare! Allora mi sono avvicinato, non è più un bagliore lontano! Cammino più forte, corro quasi, devo essere ridicolo, devo essere morto. No, che dico, devo essere forte, andiamo, corriamo! Ecco!
E'... è un aereo, avevo ragione, sono un pilota! Una luce, la luce di un faro mi ha guidato sin qui. E' un aereo grosso, ridotto in pezzi. Ma, forse non è un aereo. E'... una nave spaziale?! Una nave spaziale, un razzo, caduto sulla Terra? Sarò in qualche sito di atterraggio, forse il mio aereo è caduto per cause collegate a questo. Forse delle interferenze, forse questo razzo è precipitato proprio in rotta di collisione col mio aereo! Speriamo che non sia stata colpa mia, potrei aver ucciso qualcuno!
Devo vedere, devo sapere, mi arrampico, nudo, sui rottami del razzo, ci sono molte aperture, è distrutto. Oddio... e se è colpa mia? Se sono uno stupido che andava a spasso con il suo Piper ed ha incrociato un razzo in partenza? Non ricordo niente, potrebbe anche essere. Magari ho volato sopra Baikonur, quelli lanciano senza dire niente a nessuno, forse non sapevo, magari non è colpa mia, ma è certamente successo questo!
Devo sapere, Dio, fai che non sia colpa mia, fai che non abbia ucciso nessuno, ora sono quasi certo, mi sta tornando la memoria, ho causato l'incidente, ero in rotta di collisione con un razzo russo, ho fatto un casino, Dio, ti prego, fai che non abbia ucciso nessuno, salgo, mi taglio, ho fame, freddo, sete, aiuto... entro, ecco la capsula, c'è una grossa apertura, il portello, forse è saltato automaticamente, forse gli occupanti si sono salvati... ti prego... fai che non abbiamo... che non abbia ucciso nessuno.
Entro. Basta un secondo. Non ho più freddo, fame, sete. Provo un enorme sollievo che mi dà immediatamente conforto e calore. Ed ora sono pazzo, ora inizia il freddo, la fame, il dolore eterno. L'uomo che giace morto nella tuta spaziale sono io.
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