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"Le sabbie di Marte" è un romanzo del1951. Significa che è precedente all'era spaziale, alle esplorazioni per sorvolo o atterraggio di sonde di Luna e Marte (e altri pianeti) e che si basa sulle conoscenze (limitate) dell'epoca, in merito al pianeta rosso, ed alle congetture di Clarke.
Una piccola parentesi storica: le prime foto del pianeta sono giunte nel '65, inviate da Mariner 4. L'anno prima la NASA organizzò un incontro (comprendente molti cervelli) dal quale venne fuori che, prevalentemente, si credeva in un Marte dotato di fiumi, vegetazione e, molto probabilmente forme di vita. Uno degli intervenuti, Carl Sagan, sosteneva che avremmo potuto trovare animali delle dimensioni degli orsi polari.
Questo romanzo, quindi, non è figlio del suo tempo. In che senso? Nel senso che Clarke era un geniale divulgatore scientifico, se non erro viene attribuita a lui la genesi del concetto di satellite geostazionario. Il romanzo vuole andare oltre "la bella storia", l'avventura. Vuole descrivere, anche con un certo dettaglio, le soluzioni tecniche che lui immaginava.
Non poteva però sapere cosa c'era su Marte, e qui inizia l'invenzione, supportata dalla sua grande immaginazione.
"Le sabbie di Marte", titolo appropriato, poiché la sabbia ha un'importanza fondamentale, fu scelto come Urania numero 1, nel 1952 e riedito numerose volte, comprendendo un'edizione del 1965, ovvero nell'anno nelle scoperte di Mariner 4, scoperte che diedero un brutto colpo alle aspettative di mezzo pianeta Terra e portarono ad un taglio netto dei finanziamenti e degli interessi umani sul suolo marziano.
RECENSIONE:
In breve possiamo dire che è un romanzo fondamentale per un amante della fantascienza. Ci impone di informarci sul contesto storico in cui fu scritto e ci chiede di soprassedere su ciò che può essere considerato un difetto, dal punto di vista narrativo, ovvero lo stile "divulgativo" che rende meno naturale il tutto. Soffermarsi sui dettagli funzionali di ciò che i protagonisti dovrebbero conoscere bene è uno strappo nell'immersione del lettore.
Clarke lo fa bene. Prende un personaggio poco edotto sulla tecnica e molto interessato a capirne di più, essendo un giornalista. Corregge l'errore, o meglio rende accettabile l'esigenza.
Per il resto abbiamo una trama senza grossi drammi, le cose vanno sempre come è meglio che vadano e vanno bene. Ciò non lo rende noioso, piuttosto lo rende... sicuro e rassicurante.
Affascinanti le previsioni di Clarke sul pianeta rosso, e sulle soluzioni trovate e molto affascinante il "segreto" che ci terrà incollati al libro verso la sua conclusione.
Lo consiglio? Assolutamente si, non sarà appassionante, ma è fondamentale e comunque piacevole.