Autore Topic: Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.  (Letto 4273 volte)

Caramon77

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Prendendo spunto ed inizio da un interessante post pubblicato sul blog di Michele Amitrani, un nostro storico forumer, aprirei uno spazio per parlare di tempo e lo farei indicando, tanto per iniziare, il link al post citato (vale la pena leggerlo) : A 30 anni sei un vecchio

Potremo quindi partire da certe sue considerazioni per discutere della risorsa più difficile da comprendere e valorizzare, della dimensione che solo di recente la scienza ha iniziato a capire, di ciò che ci cambia più di ogni altra cosa. Il tempo, appunto.
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


Al mondo ci sono solo 10 tipi di persone: quelli che capiscono il codice binario e quelli che non lo capiscono.

Snoop

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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #1 il: Gennaio 16, 2017, 12:42:34 »
Vero, è importante essere consapevoli del fatto che non abbiamo l'eternità a disposizione per i nostri interessi e progetti.
L'autore cita ad esempio lo spreco del tempo nel guardare la tv ma a mio modesto parere siamo circondati da un mare di spazzatura che ci viene propinata per far girare l'economia in vari settori e perciò è importante per me fare una cernita e cercare la qualità secondo i miei gusti.
Poi se un individuo vuole consapevolmente avere uno stile di vita leggero e spensierato è liberissimo di farlo senza condanna, però l'unico aspetto su cui indirizzerei una critica sarebbe l'impegno civico che può consistere anche solamente nel tenersi informato e avviare discussioni con conoscenti, si vive in una società e a mio parere è un dovere essere attivi in questo senso.
Il blog da cui prendi spunto si occupa solo di scrittura mi sembra di capire e perciò mi sembra motivata la carenza di questo aspetto.

Caramon77

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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #2 il: Gennaio 16, 2017, 13:01:09 »
Ho trovato piacevoli le riflessioni nell'articolo citato, ma, se ho bene intenso, si calca molto sull'aspetto del "tempo limitato", la conoscete, no?, quella citazione che fa "Il loro errore è di credere di avere tempo". (OT: curioso utilizzo della punteggiatura, il mio, visto in certi testi, mi chiedo se sia corretto).

Io credo che sia corretto non immaginarlo come infinito, non rimandare sempre, non sprecare il tempo. Ma credo sia anche giusto capire che, al contempo, la fretta spesso ci fa usare male il tempo presente. Noi, forse, siamo anche ciò che siamo già stati, ma principalmente siamo l'attimo presente e, personalmente, mi sto sforzanzo di vivere più con calma ciò che sto vivendo. Essere maggiormente cosciente dell'attuale, avere meno fretta di passare al dopo.
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #3 il: Gennaio 16, 2017, 13:18:13 »
Qualche tempo fa ho letto l'esperienza di una persona che lavora in proprio e ha ridotto il suo orario di lavoro per dedicarsi di più ai suoi familiari e ai suoi interessi.
Chissà se è una cosa possibile solo in rari casi oppure è una via percorribile per un buon numero di persone che lavorano in proprio, io purtroppo lavoro da dipendente e non posso esprimermi su questa esperienza.

Caramon77

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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #4 il: Gennaio 16, 2017, 16:06:12 »
Io sono un dipendente e da un anno sono a 30 ore settimanali. Da molto tempo ragionavo proprio su un part time (ipotizzavo 32 ore) ed è arrivato senza che io lo chiedessi. Naturalmente un uomo razionale sarebbe depresso o preoccupato, dopotutto significa che l'azienda vive un momento di difficoltà, ma ho preferito viverne l'aspetto positivo.

Ora sto a casa tutti i venerdì, giorno in cui abitualmente vado a prendere la mia bimba all'asilo prima di quanto potrebbe fare mia moglie (che lavora anch'essa part time, ma difficilmente prima delle 16 può prendere la bambina) e passo un po' di tempo con lei, mentre al mattino sbrigo molte faccende o mi dedico a me.

Avendo questa giornata libera non chiedo ferie durante l'anno, quindi restano disponibili per validissimi periodi di vacanza nei momenti canonici. E comunque, occasionalmente, anche mia moglie si prende il venerdì libero e diventa un ottimo giorno per gite e momenti famigliari.

Economicamente ciascuno deve farsi i suoi conti (io sono un privilegiato, vivendo in una casa di proprietà della famiglia, quindi no mutuo e no affitto), ma va considerato che calano anche le tasse e che con un pochino di introspezione è possibile che certi costi, dovuti ad acquisti non necessari, ma consolatori, vengano a mancare. Un ulteriore aiuto viene dalla gestione oculata delle finanze, spesso sapendo quanto si può spendere e avendo sott'occhio il bilancio si evitano spese evitabili.

Non sto dicendo che si lavora meno e si hanno solo vantaggi, dico che in determinati casi è possibile provarci, a patto di capire che il tempo ha un suo valore e, quindi, riceviamo meno soldi perché abbiamo più tempo. Non siamo più poveri, ma solo diversamente ricchi e dobbiamo spendere meno denaro considerando di avere nel portafoglio più tempo.

Tutto ciò detto col massimo rispetto verso chi già fa fatica con 40 (o più) ore di lavoro a settimana, ovviamente.

Comunque il primo motivo che mi fa vivere positivamente questa situazione è proprio il pensiero di avere pochi anni (e comunque non si può sapere quanti) davanti. Ricordo mio padre. Grande uomo e lavoratore accanito, per la famiglia sgobbava fino a rompersi la schiena, la sera era sfinito e le soddisfazioni non erano poi tante. Dopo una vita integerrima si è spento a 54 anni per una strana forma di polmonite.

Io non aspetterò i 70 per iniziare a vivere.
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #5 il: Gennaio 16, 2017, 18:43:02 »
Tra l'altro qualcuno sostiene che chi lavora molto, che sia di propria volontà o perchè costretto, è più incline a spendere soldi in maniera un pò incosciente, con la possibilità che una vita più sobria ed equilibrata potrebbe essere più soddisfacente.
Un argomento correlato è l'aumento della forbice tra ricchi e poveri, provato con dati statistici, il solito discorso della giusta distribuzione della ricchezza.
Proprio di oggi la notizia che i primi otto miliardari al mondo guadagnano quanto 3 miliardi e mezzo dei più poveri, giusto per segnalare un caso estremo di ricchezza.   
Di qualche giorno fa invece la dichiarazione dai vertici del Fondo Monetario Internazionale secondo la quale una migliore distribuzione della ricchezza gioverebbe all'economia generale. Giustamente se la classe medio/bassa avesse un pò più denaro a disposizione ne spenderebbe di più.
« Ultima modifica: Gennaio 16, 2017, 18:46:56 da Snoop »

Michele

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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #6 il: Gennaio 17, 2017, 03:57:47 »
Grazie a Caramon77 per aver creato questo nuovo post, che trovo davvero interessante.

Le considerazioni che avete fatto fino ad adesso mi hanno anche fatto pensare ad una differenza mi azzardo a dire culturale tra il mondo anglosassone (io vivo in Canada da diversi anni) e l'Italia (dove sono nato è ho ancora tutta la mia famiglia).

Non ricordo bene quale fosse il mio concetto di tempo quando vivevo nel Bel Paese, ma da quando vivo all'esterno, ho imparato a trattarlo come una specie 'commodity'. Ad esempio, il tempo per me può essere, 'investito', 'speso', oppure 'scambiato' al posto di qualcos'altro. Molte persone che si definiscono 'imprenditori' a diversi livelli, persone che seguo via podcast, via blog, o con cui ho contatti virtuali, si riferiscono al tempo allo stesso modo, come una risorsa finita che può essere gestita in modi diversi.

Quando pensate al concetto tempo, quello che ho detto io ha senso oppure è strano?

Comunque sono convinto che questa componente-tempo sia una delle cose che abbia inspirato la scrittura del post 'A TRENTA ANNI SEI UN VECCHIO,' o perlomeno lo stile in cui è stato scritto.

Grazie ancora a Caramon77 per aver segnalato il mio blog post.

Michele Amitrani

Caramon77

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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #7 il: Gennaio 17, 2017, 11:53:21 »
Tra l'altro qualcuno sostiene che chi lavora molto, che sia di propria volontà o perchè costretto, è più incline a spendere soldi in maniera un pò incosciente, con la possibilità che una vita più sobria ed equilibrata potrebbe essere più soddisfacente.

Avere più tempo libero dovrebbe portare ad un aumento delle spese (per riempirlo), mentre la mia impressione è che riduca lo shopping compulsivo, consolatorio, inutile.

Per completezza dobbiamo considerare, oltre alla quantità di tempo, anche la sua qualità. Prendendo un normale impiego da 40 ore settimanali ci restano da vivere, nel grande regalo dell'aria aperta, al Sole, sabato e domenica e qualche ora avanzata ogni giorno nelle stagioni più belle. Tutto questo senza considerare che c'è chi lavora più di 40 ore, oppure per raggiungere il luogo di lavoro spende molto tempo (non pagato). E senza considerare che in quei due giorni spesso abbiamo impegni e doveri.

In pratica usiamo buona parte del tempo migliore per ottenere denaro. Comprare ci da l'impressione di recuperare valore da quel tempo speso. L'oggetto, quindi, rende sostanza il tempo.

Lavorare 30 ore, anziché 40, non rappresenta un miglioramento del 25%, ma assai di più. Se si ottiene di stare a casa un giorno intero abbiamo il 50% in più di tempo di valore (un giorno in più rispetto ai due). Inoltre è probabile che molte attività svolte quel giorno richiedano meno tempo, pensiamo, ad esempio, a fare la spesa venerdì mattina, invece che sabato o alle 18.30 di un qualunque giorno lavorativo. Nel primo caso guadagniamo tempo (tempo extra). Idem se vogliamo fare una gita, visitare un museo o altro. Probabili meno code. E meno affollamento, quindi esperienza di migliore qualità.

Se, poi, consideriamo gli impegni ed i doveri sopra citati, che spesso impiegano parte del fine settimana, ecco che quel giorno in più può rappresentare anche un incremento del 100% del tempo per noi.

Se i conti lo permettono lavorare part-time cambia davvero la vita, da quando io sono a 30 ore quasi mi pare di non lavorare (eppure vado in ufficio 4 giorni a settimana) perché il fine settimana lungo è "tanta roba" come dicono i giovani d'oggi, ti senti padrone della tua vita, pur se con un portafogli più sottile.

Ma, attenzione, non più sottile in modo proporzionale al tempo guadagnato. Anche solo considerando il 25% di riduzione del tempo di lavoro (che come abbiamo visto rappresenta, in verità non meno del 50% di tempo di qualità in più a nostra disposizione), il nostro reddito non calerà del 25%, ma assai meno. Non ho dati adeguatamente precisi per scendere in dettagli, facciamo finta che esso cali del 20% (poichè calano le tasse sul reddito).

Avremo il 50%, minimo, di tempo di qualità in più con solo il 20% di reddito in meno. In teoria un affare.

Non sto poi nemmeno a sviluppare discorsi su chi deve lavorare 40 o più ore poi paga pre e/o post scuola per i figli all'asilo o babysitting vari. Praticamente lavora di più senza che gli rimangano più soldi in tasca.




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Re:Tempo: che passa, che non basta mai, che forse non valorizziamo.
« Risposta #8 il: Gennaio 17, 2017, 12:24:55 »
Un argomento correlato è l'aumento della forbice tra ricchi e poveri, provato con dati statistici, il solito discorso della giusta distribuzione della ricchezza.

Hai fatto bene a specificare "solito". E' un problema irrisolvibile in un mondo in cui si chiacchiera tanto di eguaglianza, quando i sistemi in cui vivono le persone sono totalmente diversi. Il sistema svizzero che c'entra con quello filippino? Il sistema scandinavo che c'entra con quello americano? Il sistema italiano che c'entra con quello cinese? La disparità c'è sempre stata, ma è divenuta grave con la globalizzazione, ridicolmente attuata prima di avere Paesi su livelli similari di sviluppo.

La disparità è divenuta più grave poiché essa va ragionata entro il sistema di competenza. Un tempo il sistema di competenza era la propria regione, ora è quasi il mondo intero.
Per lui ogni goccia che cadeva era un attimo che moriva. Sentiva il tempo scorrere dentro di lui, e ogni istante non poteva esser più ricatturato.


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