Homo Readens
Categoria Generale => Sala da tè => Topic aperto da: sakitatu - Dicembre 15, 2015, 20:38:54
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I libri sono il modo in cui comunichiamo con i morti, il modo da cui impariamo lezioni da coloro che ci hanno preceduto. Io penso che abbiamo delle responsabilità verso il futuro.
Perché leggere è un obbligo? Perché dobbiamo leggere?
Ecco qui un'intervista all'ottimo Neil Gaiman: http://www.fumettologica.it/2015/10/neil-gaiman-vi-spiego-perche-il-nostro-futuro-dipende-dalla-lettura-e-dalla-fantasia/
Personalmente: ottimo spunto, ottima riflessione, però su alcuni punti.......
Voi che ne pensate?
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Innazitutto ciao!
Poi:
Lo scrittore si è fatto ancora più serio nel toccare il tema della correlazione tra la lettura (e quindi l’alfabetizzazione) e la crescita della popolazione di un Paese, portando come esempio la correlazione tra la scolarizzazione e il livello di criminalità presente in una società . Negli Stati Uniti – ha detto – paese in cui è in grande crescita il settore della costruzione di prigioni “privateâ€, il criterio con cui viene stimato il numero futuro dei carcerati viene semplicemente calcolato partendo dalla percentuale di giovani (10 e 11 anni) che dichiarano di non saper leggere.
Qui non c'è una correlazione logica tra il primo pensiero (crescita della popolazione) e il resto. Forse, però, lui si era espresso più chiaramente.
Molto interessante la parte sulla Cina e, di conseguenza, la correlazione tra letture di fantascienza e creatività /inventiva, ma... l'uomo ha inventato molte cose prima di inventare la letteratura di fantascienza...
Molto giusto questo:
Abbiamo l’obbligo di leggere ad alta voce per i nostri figli. Di leggergli cose che gli piacciono. Di leggergli storie di cui noi ci siamo già stancati. Di fare le voci, di renderle interessanti, di non smettere di leggere solo perché sanno leggere da soli.
In generale un intervento da leggere. A volte pare essere solo uno sforzo per sostenere le tesi che si vogliono promuovere, altre volte è ciò che tutti pensiamo, trasposto in "Lectio Magistralis", in breve grazie per la segnalazione!
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Non condivido l'ideologia di fondo "utilitarista" del suo discorso: io leggo perché è utile a qualcosa. Per un secondo fine...
Invece no: io leggo perché leggo...
Nella filosofia della musica c'è il concetto di "musica assoluta" , e quello più recente di musica come oggetto (cfr. Klaus Lang). Semplificando: musica scollegata da ogni elemento altro da sé, e andando oltre (Klaus Lang e altri) da ogni psicologismo. Musica come oggetto, come res.
Non so se nella letterattura qualcuno ha concettualizzato la stessa idea. Ma mi piace pensarla come ispirazione per ogni forma d'arte... e quindi ben lontana da quanto scrive Gaiman...
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Comunque c'è un fine: che sia svago, passione, informazione, non si leggono parole tanto per "essere nello stato di leggere parole". Altrimenti tanto varrebbe leggere un vocabolario.
Si cerca il testo piacevole o pregevole e questo avviene a causa del bisogno di "godere" o trarre beneficio in altro modo. Il fine c'è. Può accadere di fruire di un opera, o di osservarla od ascoltarla, senza conoscerla, allora può non piacerci o non esserci utile, ma difficilmente la cercheremo una seconda volta. Non credo che si possa considerare uno stato di esistenza di per se la fruizione di un opera scadente.
Secondo me nessuna opera umana può esistere come res, si tratta sempre della volontà di darle una forma e della volontà di fruirne. Certo, c'è un caso limite: opero, o fruisco, solo per permettere l'esistenza dell'opera, non perché mi piaccia, o lo desideri. In questo caso "l'operatore" sta consentendo all'opera di esistere senza un fine, ma lui stesso non sta operando come un'opera meriterebbe, la sta, anzi, servendo.
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La musica si può subire... Si può avere un atteggiamento passivo senza.che essa diventi musica d'uso; anche se un ascolto fine a sé stesso sarebbe contraddittorio. Il non porsi un fine è pur sempre un fine.. Quindi rimane l'ascolto 'subito'...
Si può subire la.letteratura? :hypnotized:
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La letteratura no. Effettivamente la musica può essere parte dell'ambiente e può essere "imposta". Comunque è sempre un'azione di volontà , dalla composizione alla diffusione. Solo la fruizione può essere involontaria. Ho sempre ritenuto che vadano fatti dei ragionamenti su concetti come "la mancanza di un fine è un fine". Questo è vero solo se ci impegniamo attivamente nella mancanza di fine, allora il discorso cade, poiché abbiamo operato al fine di non avere fine.
Ma se la mancanza di fine è "di fatto" è mancanza e basta.