Le ho sempre trovate ridicole. Un tempo ho considerato anche io importante la quantità di libri letti, poi ho capito quanto sono stato cretino, nel mettermi fretta. E comunque quando me la sono messa era per me, non per fare a gara con chicchessia.
Leggere in fretta significa gustare una minima parte del libro, dimenticarlo rapidamente, trattarlo come uno dei tanti beni di consumo che la nostra società ci propina.
E' compulsività . Non mi stupirei se, dietro, ci fossero gli editori.
Leggere in fretta è come ingozzarsi, invece di assaporare, tracannare, invece di assaporare, consumare, invece di assaporare.
Tendenzialmente sono molto diplomatico, sto sempre sul "si faccia ciò che si vuole", ma in questo caso vedo l'influenza del morbo della "società liquida" come analizzata da Zygmunt Bauman, l'esigenza di divorare, di passare subito ad altro, di avere molto, poi moltissimo, poi ancora di più.
Ormai va accettata la continua irrequietezza, è un elemento di oggi (un "oggi" mutevole, domani chissà ), ma nel rapporto col libro, con questo oggetto che è forse uno dei pochi sopravvissuti del mondo passato (non sono un nostalgico, sia chiaro), rallentiamo.
Torniamo indietro a rileggere un passaggio bello o poco chiaro. Torniamo indietro se abbiamo letto la sera prima con mezzo cervello addormentato. Leggiamo lo stesso libro più volte, se ne vale la pena.
Il concetto vincente non è leggere molti libri, ma rendere i libri parte di noi e sono certo che chi vince quella gara ha, dentro di sé, meno libri di chi si astiene dal partecipare.