La paura del "diverso".
Mentre mi apprestavo a cominciare la lettura di questo classico, ho dovuto ricordare a me stessa che non è un libro "per bambini" come hanno provato, invece, a farlo passare.
La curiosità , mista al ricordo del film del 1960, mi ha spinta a scoprire cosa c'era, nel romanzo, oltre a Lilliput e Brobdingnag. Mi sono detta fai attenzione, perché dietro alla storia d'avventura si nasconde (e neanche tanto velatamente), sotto forma di racconto allegorico, una feroce critica all'umanità intera.
Andiamo dunque al sodo: inutile che mi perda in disquisizioni di politica perché non è la mia materia; tantomeno, la politica del regno d'Inghilterra del 1700. Ciò nonostante, persino agli occhi di un lettore inesperto, appare evidente l'intento di Swift di dire: "ehi, aspettate un attimo. Il mondo va in una brutta direzione, la società ha preso cattive abitudini e non mi piace. Bisogna fare qualcosa per cambiare". Sì, perché Gulliver (ossia Swift), da buon britannico ama profondamente la sua patria, e non troppo segretamente, da buon inglese, reputa intimamente il suo popolo superiore agli altri; tuttavia, da persona intelligente ed obiettiva ha molto chiaro davanti a sé il quadro reale della situazione, e perciò, giustamente, critica e denuncia. Non molto diversamente da Charles Dickens nell'Inghilterra vittoriana. Questo, finché un omuncolo o un gigante di turno non comincia a dire la sua.. ed ecco che l'indignazione e l'orgoglio per la patria si risvegliano in lui furiosi in un'accorata e sentita difesa.
Questo tenore, fra alti e bassi, va avanti fino al giorno in cui approda nella terra degli Houyhnhnms, i maestosi cavalli dall'intelligenza superiore, i quali, al contrario di quanto avviene nel mondo reale, sono a capo della società e detengono il potere sugli Yahu, una grottesca rappresentazione deformata degli stessi esseri umani.
I cavalli si dimostrano fin da subito creature eccelse e straordinarie, non soltanto perché Madre Nautura, al contrario di tutte le altre specie animali esistenti sul pianeta, li ha dotati di intelletto e parola, ma perché sono anime pure e candide, incapaci di concepire la malvagità . Essi sono l'incarnazione di quell'incapacità che, purtroppo, non abbiamo noi esseri umani di reprimere i vizi, le miserie morali e tutti i nostri più biasimevoli istinti che regolano gran parte della nostra vita.
Gulliver instaura subito un rapporto quasi alla pari col cavallo che lo ha salvato e portato a casa sua e che adesso chiama "padrone" (a conferma che, in questo nuovo mondo, i cavalli governano e gli uomini sono governati). Il cavallo avrebbe potuto anche trattarlo con il consueto disprezzo riservato a quelli come lui (a parte la pelle più liscia e meno villosa, Gulliver mostra tutti i segni della sua fisicità umana e quindi, se pur con le opportune differenze, egli è da considerarsi a tutti gli effetti uno Yahu, e come tale va trattato), però non lo fa. Il "padrone" ha un animo buono, comprensivo, aperto al dialogo; intravede nel suo piccolo Yahu delle qualità che lo distinguono dagli altri bruti, capisce che è uno Yahu più civilizzato e prova grande interesse nell'ascoltarlo, nel confrontarsi con lui nonostante la sua posizione di superiorità , e in questo continuo dialogo, stima e conoscenza accrescono a tal punto che Gulliver diventa quasi un membro della famiglia.
[spoiler]Lo Houyhnhnm non si vergogna affatto del suo schiavetto, ma, al contrario, prova piacere a tenerselo vicino, è lieto di mostrarlo agli altri Houyhnhnms, cercando, così, di favorire il più possibile l'integrazione di Gulliver. Stima e affetto sono reciproci, tanto che in breve tempo Gulliver non riesce più a fare a meno del suo padrone e del bellissimo mondo degli Houyhnhnms in cui non esistono crudeltà e violenza, ipocrisia o brama di potere. Decide di stabilirsi definitivamente in quella terra, anche se in coscienza sa che in Inghilterra ha abbandonato una moglie e dei figli..
Purtroppo, come tutte le favole, anche questa è destinata a finire. Il consiglio dei cavalli superiori decretano che Gulliver è una minaccia per la comunià , proprio per via della sua intelligenza, perché ha una cultura superiore a quella dei suoi simili, e tutto ciò, unito all'educazione ricevuta, potrebbe portarlo a tentare la supremazia su di loro. E per questo motivo viene bandito dal paese. E neppure la difesa dell'amato padrone servirà a salvarlo.[/spoiler]
E qui, in qualche modo, Swift si contraddice. Il suo meccanismo smette di funzionare, perché se finora ha tentato di rappresentare i vizi e le pochezze dell'umanità descrivendo popoli di dimensione minuscola o giganteca, regnanti a capo di isole volanti che riescono a comandare la pioggia o accademici estrosi che hanno persino il potere di evocare i morti e i grandi della Storia, i cavalli Houyhnhnm, animali superiori, alla fine, tuttavia, si dimostrano anch'essi fallibili e moralmente minuscoli tanto quanto i tanto disprezzati Yahu.
Sì, perché anche loro esiliano Gulliver perché? Perché è diverso da loro, e il diverso fa paura. Perché non lo conosciamo, non riusciamo a controllarlo, e ne temiamo le reazioni.
Io credo che in fondo, il capolavoro di Swift sia anche questo. Swift ammonisce il lettore sul pericolo di mettere la società in mano a una politica corrotta e viziosa, tenta di dimostrare all'Uomo che si trova pericolosamente vicino al baratro, teme che ormai non ci sia scampo e che il mondo abbia preso la via del non-ritorno, dell'auto distruzione. E' pessimista, ritiene improbabile che l'Uomo sappia avere la meglio su se stesso, riuscendo a correggersi sino in fondo, ma sa che un tentativo andava fatto, e la letteratura è uno strumento potente di educazione delle masse, dell'espressione del pensiero. Ma la sua opera riesce solo a metà , poiché persino quelli che dovevano essere perfetti (gli Houyhnhnm) si rivelano, alla fine, spaventosamente umani, e più simili agli esseri umani di quanto non vorrebbero.
Swift è uno scrittore perfettamente allineato alla sua epoca, che, però, è un'era profondamente maschilista, in cui la donna è relegata a un ruolo secondario, è inferiore socialmente al marito, ha il solo compito di allevare la prole e curare la casa dell'uomo.
Gulliver è un medico, un uomo istruito, un navigatore con un insaziabile desiderio di scoperta, e ciò gli fa senz'altro onore. Ma dimentica anche di essere un marito, e alla fine del romanzo i suoi egoismi prendono totalmente il sopravvento su di lui.
[spoiler]Egli si fonde a tal punto nella società dei cavalli speciali, da non poter più sopportare la presenza degli altri esseri umani. Persino sua moglie e i suoi figli lo disgustano. Ci impiegherà anni per tornare a una normalità che forse non si completerà mai.[/spoiler]
Gulliver navigatore e scopritore di nuove terre ha tutta la mia stima e umana comprensione. La visione egoistica e maschilista dell'uomo Gulliver, il mio disgusto. Ma l'opera di Swift rimane unica e particolarissima, benché di difficile assimilazione.