Da una parte comprendo la tua posizione e la trovo logica.
Dall'altra rivendico il diritto ed affermo la necessità di indignarsi per cose del genere, pena far passare una sempre meno velata accettazione. Non tua, ovvio, non mia, ma generale. Che sia sotto forma di distrazione (piccole cose, da pochi, piccoli uomini, non ci interessa, non è rilevante) o quasi di rivisitazione (si, va bene, c'è stato l'olocausto, abbiamo capito, mò basta capitano anche altre cose) se non di orribile approvazione, la mancanza di opposizione ferma significa lasciar passare un fiato di quel miasma che mai più deve tornare.
Non sto a difendere gli ebrei nello specifico, non sto ad incolpare il popolo tedesco (è cosa assai complessa capire la mentalità forgiata al tempo) ne faccio un discorso in generale, potrei citare non meno di una decina di popoli sottoposti a purga, da un'altra decina di popoli. E ci sarebbe da stupirsi, in certi casi, laddove comunità spesso considerate quasi sante hanno commesso atrocità che forse nemmeno i "nostri" poco meno di cento anni fa...
Quindi, in generale, quando vedo presa per i fondelli una persona al 100% innocente ed al 100% vittima di uomini che hanno agito per conseguenza di una cultura generalizzata, e non per un eccesso personale di violenza, mi oppongo con forza affinché tale cultura non ottenga da me nemmeno una goccia di benzina.
E questo nonstante io sia, forse, il più nazionalista, qui dentro. Ma l'amor (perduto) di Patria non tornerà (e non deve tornare) a suon di deportazioni.
Ribadisco che ho capito ciò che intendevi, in parte mi trovi d'accordo, ma credo che l'utilità di quelle reazioni non sia per i tifosi o per i responsabili, che tanto non hanno capito e non capirebbero. Serve a noi, serve a ribadire che non abbiamo ancora preso, di nuovo, quella malattia.