Tutto? Forse. Ma molte cose lasciano cicatrici. Di cui essere gelosi, probabilmente, ma in questo periodo mi chiedo se non sia troppo complicata l'esistenza che ci siamo costruiti. Osservo i bambini e capisco come dovrebbe essere il mondo... ovvero lineare: desiderio->richiesta; insoddisfazione->rifiuto; poi energia, voglia di vivere e giocare, immediatezza, godimento dell'istante presente.
Un'atteggiamento che porterebbe, probabilmente, ad una morte prematura (rispetto all'aspettativa attuale), ma dopo aver molto vissuto.
I grandi hanno mille doveri, pratiche burocratiche, pensieri, mandare giù bocconi amari, orari, procedure, inconvenienti, sopportazione, abnegazione, tasse, delusioni, sforzi.
Un atteggiamento che porta ad una morte tardiva, ma dopo aver a lungo "funzionato" spesso per altri, per lo meno al 50% per lo Stato (tra tasse all'origine del reddito e tasse al momento dell'acquisto). Poi per altri, inteso come esseri viventi, perché la presenza a questa e quella cerimonia, perché quel collega va sopportato, perché questo e quello. Poi altri inteso come altri impedimenti alla vita diretta e posseduta. Tempo buttato in trasferimenti, io per esempio quando non mi muovo in moto mi faccio un ora e mezza di bus al giorno.
Cosa resta? A qualcuno, più bravo o più fortunato di me, resta molto. A tanta umanità restano briciole, mentre fuori il sole splende, briciole del tempo che ci sembra così abbondante.
Ha senso? Oppure, senza pensare a ribellioni ed anarchia, per carità , sarebbe da ripensare un po' tutto, non per cambiare il mondo, ma per dare la possibilità , a chi lo volesse, di vivere diversamente?
O forse la possibilità già c'è? Forse con la riduzione dei beni di consumo e delle false esigenze possiamo accedere ad una maggiore libertà ? Ma come, se solo per vivere è necessario lavorare piegandosi a ciò che si trova, tenendo per sé una piccola parte, e comprare almeno ciò che è essenziale, che è ulteriormente tassato, e pagare bollette che sono in buona parte tasse e non consumi... e...ccetera?